Novità della Ricerca nel Terzo Bimestre 2024
Questo è il ventiseiesimo articolo del progetto che ha l’obiettivo di raccogliere periodicamente (ogni due mesi) le novità della ricerca sui trattamenti possibili per il glioblastoma multiforme. Di seguito elenco le notizie che abbiamo ritenuto più significative emerse negli ultimi due mesi. Come per gli articoli precedenti della serie ogni notizia sarà preceduta dal titolo originale con link alla fonte e seguita da un breve commento. Il criterio con cui vengono scelte le notizie è sempre quello di includere in generale le sole notizie relative a ricerche in fase clinica, a meno che il potenziale della ricerca per il trattamento del glioblastoma non sia veramente notevole.
Revolutionizing brain tumor treatment: the rise of AI in neuro-oncology
Un articolo pubblicato su npj Precision Oncology ha evidenziato il potenziale dell’Intelligenza Artificiale (AI) per rivoluzionare la gestione dei tumori cerebrali. Lo studio illustra come le tecniche di intelligenza artificiale, come il machine learning e il deep learning, possano migliorare la diagnosi, il trattamento e la prognosi dei tumori cerebrali, incluso il glioblastoma. Gli autori suggeriscono come l’IA possa migliorare l’accuratezza delle immagini, ottimizzare i flussi di lavoro e fornire un’analisi completa dei dati. Vengono discussi anche gli aspetti etici e legali, nonché il modo in cui le relazioni tra paziente e medico ne potrebbero trarre beneficio.
Long-term survivors of glioblastoma: Tumor molecular, clinical, and imaging findings
Uno studio pubblicato nel Journal of Clinical Investigations ha evidenziato fattori che potrebbero prevedere o spiegare perché i sopravvissuti a lungo termine (LTS) di glioblastoma vivono più a lungo della prognosi prevista. Analizzando 23 LTS che sono vissuti tre anni o più dopo la diagnosi, i ricercatori hanno confrontato i loro dati con quelli dei sopravvissuti a breve termine (STS). Il gruppo LTS ha mostrato caratteristiche uniche come età più giovane alla diagnosi, caratteristiche MRI distintive e alcuni marcatori genetici come la metilazione del promotore MGMT e le mutazioni TP53, spesso associati a migliori risposte al trattamento. Questi risultati sottolineano la variabilità della prognosi del GBM e l’importanza di approcci terapeutici personalizzati basati su analisi molecolari e di imaging dettagliate. Lo studio sostiene la continua espansione dei registri LTS per migliorare le previsioni della prognosi e le strategie di trattamento.
Ivy Brain Tumor Center announces Phase 0/2 clinical readout of niraparib indicating significant improvement in overall survival of newly diagnosed glioblastoma patients
L’Ivy Brain Tumor Center presso il Barrow Neurological Institute ha annunciato i risultati del suo trial di Fase 0/2 “trigger” del niraparib in persone con glioblastoma di nuova diagnosi non metilato per MGMT. Questi risultati sono stati presentati all’annuale meeting della American Society of Clinical Oncology (ASCO) a Chicago, USA, questa settimana. Lo studio ha riportato che la sopravvivenza globale mediana (OS) è stata di 20,3 mesi, quasi il doppio della OS mediana osservata storicamente con il trattamento standard in una popolazione di pazienti simile. Un trial clinico globale di Fase 3 si prevede a breve e ha l’obiettivo di arruolare 450 partecipanti in più di 100 siti clinici in 11 paesi in tutto il mondo.
Medicenna Reports Significant Survival Benefit in Patients with Recurrent Glioblastoma Following Treatment with Bizaxofusp When Compared to a Matched External Control Arm at the 2024 ASCO Annual Meeting
Il Bizaxofusp (noto anche come MDNA55) è un’immunotossina che mira e uccide le cellule cancerose che esprimono il recettore dell’interleuchina-4 (IL-4R), sovraespresso nei tumori di glioblastoma. Le ultime evidenze presentate alla conferenza ASCO 2024 hanno dimostrato che un singolo trattamento di questo farmaco, somministrato direttamente nel sito del tumore, ha portato a una sopravvivenza globale mediana di 13,5 mesi e una sopravvivenza globale a 12 mesi del 56,7% per i pazienti con GBM recidivante non operabile. Inoltre, i pazienti che hanno mostrato un controllo del tumore (basato sui criteri di imaging RANO 2.0) dopo il trattamento hanno avuto una sopravvivenza globale mediana significativamente migliorata. Sulla base di questi risultati, è in preparazione un trial di Fase 3.
No benefit from TMZ treatment in GB with truly unmethylated MGMT promoter: Reanalysis of the CE.6 and the pooled Nordic/NOA-08 trials in elderly GB patients
Lo stato di metilazione del promotore MGMT nel glioblastoma viene solitamente determinato mediante test molecolari su campioni di tessuto tumorale, ma i metodi di test e i valori di cutoff variano tra le istituzioni. Questo studio ha riesaminato i dati di precedenti trial clinici su pazienti anziani con glioblastoma utilizzando una definizione rigorosa di “non metilato” (aggiungendo un margine di sicurezza sotto un punto di cutoff principale per definire il promotore MGMT “veramente non metilato”) per determinare l’efficacia della temozolomide (TMZ). Come previsto, i risultati hanno mostrato che i pazienti con stato del promotore MGMT veramente non metilato non hanno beneficiato dalla TMZ. Lo studio conclude che nei trial clinici dovrebbero essere applicati cutoff di metilazione specifici e validati e che una migliore stratificazione dello stato di metilazione di MGMT nella gestione clinica ridurrà la tossicità senza compromettere i risultati per i pazienti.
Exhaustive in vitro evaluation of the 9-drug cocktail CUSP9 for treatment of glioblastoma
Seguiamo da tempo gli sviluppi del protocollo CUSP9 che è un approccio sperimentale per il trattamento del glioblastoma recidivante che combina 9 farmaci riproposti con basse dosi continue di temozolomide (TMZ). Lo facciamo perchè secondo noi la cura per il glioblastoma arriverà da una combinazione mirata di terapie. Sebbene i primi studi abbiano dimostrato che il protocollo può essere somministrato in sicurezza sotto attento monitoraggio, i ricercatori hanno recentemente testato tutte le combinazioni parziali dei 9 farmaci, in combinazione con TMZ, su due colture clonali di cellule iniziatrici di glioma provenienti da campioni di pazienti. I risultati hanno mostrato che diverse combinazioni parziali producono effetti equivalenti al protocollo completo. Questo studio evidenzia l’importanza e la fattibilità di approcci terapeutici personalizzati basati su test funzionali. Se somministriamo meno farmaci mirati e personalizzati, l’effetto è il massimo ottenibile ma la tossicità è ridotta al minimo. Rimaniamo in attesa della sperimentazione di fase 3 di questo approccio e speriamo questa volta che vi partecipino anche istituti di ricerca Italiani!
Prima di chiudere vi informiamo per chi fosse interessato che nella sezione trasparenza è stato inserito il rendiconto finanziario per il 2023, la relazione accompagnatoria e i documenti collegati come il rendiconto per il 5×1000. Un grazie a quanti ci hanno aiutato e continuano ad aiutarci a manterere viva l’organizzazione di volontariato. Questo è tutto per questo numero sulle novità della ricerca. Un in bocca al lupo di cuore a tutti coloro che stanno combattendo contro il glioblastoma e ai loro cari!
Grazie
Per mia madre, 84 anni, che al momento resta spesso assopita, chiedo se siete a conoscenza di una terapia alternativa al farmaco TEMODAL, visto che mia madre ha difficoltà a deglutire le compresse e a sciogliere in bocca le pastiglie.
Novità sull’infusione di proteina ossea ricombinante frutto di ricerca italiana? Dal primo trial clinico sembra avere ottime possibilità di curare il glioblastoma con pressoché nulli effetti collaterali. Non ne sento parlare. Ci sarebbe inoltre un dispositivo a campi magnetici alternati fatto indossare dai pazienti un paio d’ore al giorno che ha dimostrato efficacia quasi totale nell’uccidere le cellule del gbm. Dispositivo sviluppato dall’Ospedale Presbiteriano di Houston. Anche qui non ne sento parlare. Perché non si studia anche da noi l’effetto dei campi magnetici alternati sulle cellule del glioblastoma? Eppure abbiamo decine di centri di ricerca lautamente finanziati.
Caro Aldo, per la proteina ossea ricombinante si sta preparando un trial di fase II con l’idea di arruolare 250 pazienti, il trial di cui parli ne ha coinvolti 15 di cui il 20% ha risposto con due pazienti guariti e uno con risposta parziale che comunque è vissuto 27 mesi dopo la recidiva in effetti senza effetti collaterali. Lo studio è promettente, speriamo continui e alla fine arrivi a sostituire la terapia standard almeno sui un sottoinsieme dei pazienti nei quali risponde bene. Per quanto riguarda il dispositivo sviluppato dall’Ospedale Presbiteriano di Houston non se ne sente parlare il che probabilmente significa che gli studi clinici non hanno dato i risultati sperati. I giornali sono spesso pieni di annunci di risultati meravigliosi ma la realtà è spesso molto diversa.
Va bene grazie Roberto. E’ notizia di questi giorni anche l’avvio del progetto mnesys.eu nell’ambito dei fondi elargiti dal pnrr. Potrebbe forse dare una spinta in più per la migliore comprensione dei meccanismi correlati allo sviluppo dei tumori cerebrali?
Ciao Aldo, non saprei, da una prima occhiata e’ un progetto sulle neuroscenze e diversi aspetti collegati ma non vedo un focus sul glioblastoma e il suo trattamento.
Potrei sapere in quale struttura si utilizza la proteina ossea ricombinata?
Mio marito purtroppo è venuto a mancare a causa della recidiva del glioblastoma multiforme dopo 12 mesi dalla diagnosi e dall’intervento seguito da chemio e radioterapia. Vorrei sapere se mi sapete indicare un libro che spieghi bene a noi poveri mortali non addetti ai lavori, come si sviluppa e le varie fasi di questa tremenda malattia. Io non mi dò pace. Mio marito era in splendida forma e non dava segni di nessun tipo che potessero indicare che avesse questa malattia. Grazie
Ciao Meri, c’e’ una guida che abbiamo tradotto tempo fa che spiega molto di questa malattia. Puoi anche utilizzare il chatbot. Puoi anche telefonarci al numero che trovi in fondo alla pagina. Ma non sono sicuro ti diano le risposte che cerchi. Nel 2018 ho perso Emanuele, mio figlio di 20 anni, in 8 mesi e provando letteralmente di tutto per salvarlo. Mi sono chiesto anche io quale era la causa. Come mai proprio a me. Emanuele era un’atleta, mai fumato, pieno di amici. Vita sana e felice. La risposta è che è stato sfortunato. La vita ogni tanto ci riserva brutte sorprese. Ma dietro a una disgrazia c’e’ sempre una bellezza collaterale che impariamo a cogliere con il tempo. Un abbraccio.
Buongiorno ho letto di una molecola L1 brevettata dall’università e dall’ospedale di cagliari, attiva contro il gbm e con pochi effetti collaterali. Derivata da un fungo. L’articolo che ho letto porta la data 2022. Siamo quasi a fine 2024. Possibile non sia ancora disponibile per i malati?
Ciao, Aldo, dipende da quale è stato il tipo di sperimentazione e di che fase era. Può volerci molto tempo se alla fine tutte le fasi vengono superate. Per il glioblastoma pochissime terapie arrivano a fase III e quindi diventano nuovo standard di cura.