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La Storia di Vita e di Coraggio di Pietro
Ricevo questa storia da Marco il papà di Pietro, inutile dirvi quanto è simile a quella di Emanuele. Ho deciso di pubblicarla oggi stesso.
A luglio, tutto sembrava normale. Pietro aveva appena terminato uno stage e conquistato l’ammissione all’università di Modena per Ingegneria dell’Automobile Enzo Ferrari. Un ragazzo brillante, ancora studente di un ITIS, pronto a partecipare al tradizionale campo estivo all’oratorio. Ma quella mattina, un semplice mal di testa si trasformò, in pochi giorni, in un incubo.
Inizialmente, un po’ di dolore e qualche bustina sembravano nulla di grave. Poi, in 2–3 giorni, il mal di testa divenne insopportabile, accompagnato da vomito. In fretta ci trovammo al pronto soccorso: una TAC rivelò un ematoma causato da un tumore. I medici, quasi in imbarazzo, ci costrinsero a volare subito a Milano.
Pietro aveva già perso un amico, sei anni prima, per lo stesso male. Quella coincidenza creò un legame profondo: tra noi e il padre di quell’amico, seduti sulla stessa panchina, uniti dalla speranza e dal dolore.
Dopo sette giorni di preparazione, Pietro affrontò un intervento chirurgico di sette ore. Dopo l’operazione, si notavano i primi segni della malattia: la gamba e la mano sinistra si indebolivano e la sua vista iniziava a vacillare. Quella sera, i medici ci dissero, con voce grave: “L’istologico è terribile…”
Il 1° agosto, a casa, cercavamo di ricostruire normalità: fisioterapia a domicilio, passeggiate per cercare di mantenere la forza, momenti insieme con gli amici che venivano anche per aiutarlo con i compiti. Ma qualcosa non andava più. Il 13 agosto, tolte le bende, arrivò la conferma: un glioma di IV grado, il tumore più aggressivo, misurato 8,5 cm e pesante 82 grammi. Numeri che sembravano la condanna.
Per proteggere Pietro, decidemmo di non dirgli nulla. Il 15 agosto, con gli amici, si fece una “grigiliata”: un momento di gioia, in cui la ferita non si vedeva e lui poteva sorridere. Ma il 16 agosto, le prime crisi epilettiche, il vomito e il mal di testa lo costrinsero a letto. Da quel giorno, tra un ospedale e l’altro, la lotta per la sua vita divenne sempre più dura.
Nonostante i tentativi, il tumore continuava a sanguinare. Pietro accettò, con una forza quasi sovrumana, le cure che gli venivano proposte, senza una lacrima o una parola di paura. Un coraggio che ancora oggi mi lascia un nodo in gola.
Il 31 agosto, mentre cercavamo di tenerlo sveglio con la passione per auto e moto che tanto amava, Pietro sorrideva, come a dire “oggi non è il mio giorno”. Ma alle 17:30, un improvviso shock lo fece svenire. Il giorno seguente, un medico dichiarò: “Se non opero oggi, muore”. Accettammo, ma la visione in rianimazione fu straziante: Pietro, intubato e con drenaggi visibili, sospeso tra la vita e la morte.
Dopo dodici lunghi giorni di attesa, mentre gli stringevamo la mano, il suo cuore si spense. In meno di due mesi, la nostra storia, così breve e intensa, si concluse.
Pietro amava la vita. Il basket, le moto, le auto: ogni sua passione era un inno alla gioia e alla libertà. Pregava sulle tombe dei suoi idoli, come Marco Simoncelli e Dražen Petrović, e aveva sempre un occhio rivolto ai suoi ragazzi, a cui trasmetteva amore e speranza.
Il ricordo di Pietro vive negli abbracci degli amici dell’oratorio Cappa Ricci, che lo hanno salutato con un messaggio sincero:
“Salutiamo Pietro, amico, compagno di avventure, che oggi ha raggiunto la casa del Padre. Siamo sicuri che sta già giocando a basket in paradiso, insieme ai bambini. Le nostre preghiere sono con la sua famiglia e con noi, che lo abbiamo amato così tanto.”
Anche se la sua vita è stata breve, Pietro ha lasciato un segno indelebile. La sua storia ci ricorda che, nonostante la crudezza della malattia, ogni attimo di vita va vissuto con intensità e amore.
La sua memoria ci sprona a non arrenderci, a cercare la bellezza anche nei momenti più difficili.
Oggi, mentre mi preparo per il Cammino di Santiago, porto con me il pensiero di Pietro, sperando di trovare la forza per aiutare chi, come lui, ha lottato fino all’ultimo respiro.
Pietro, grazie per averci insegnato il valore di ogni attimo. La tua luce continua a brillare nei cuori di chi ti ha amato.
Abbiamo avuto la fortuna di conoscere Pietro, un ragazzo meraviglioso in tutti i sensi. Un ragazzo che emanava dolcezza e serenità. Un ragazzo che ti induceva a volergli bene. E questo noi abbiamo fatto, gli abbiamo voluto bene e continuiamo a volergliene tanto e lo abbracciamo con amore.
Ciao Pietro fai un buon viaggio e quando arriverai lassù, salutaci: Gaia, Francy, Sara Alessandro e tutti gli altri ragazzi che sono volati come te, lottando la tua stessa battaglia.
Pietro saluta mio marito Davide da parte mia! Farete sicuramente un bel giro in moto al mare, senza più dolore
Ciao Pietro fai un buon viaggio e quando arriverai lassù, salutaci: Gaia, Francy, Sara Alessandro e tutti gli altri ragazzi che sono volati come te, lottando la tua stessa battaglia.
Un articolo profondamente toccante, che ricorda Pietro com’era davvero: un cuore generoso e coraggioso, capace di affrontare anche le prove più dure con semplicità e tanta, tanta forza. Lo ricordiamo sempre ❤️
Ciao Pietro!! Ti ho conosciuto per poco tempo, ma ti ho voluto bene da subito per la tua dolcezza, il tuo valore, la tua gioia dì vivere e ci mancherai tantissimo!!! Vola felice ovunque tu sia e stai vicino alla tua mamma, al tuo papà ed a tutte le persone che sentono infinitamente la tua mancanza. Ti penso tanto.
Pietro è figlio di genitori eccezionali, gli hanno insegnato ad amare la vita, hanno affrontato il dolore con dignità e fede, sono stati un esempio per le nostre comunità.
Continueremo a volervi tanto bene.
Ti immagino giocare felice a basket con Emanuele e Gregorio
La narrazione lascia senza parole, un evento breve, affrontato da Pietro con coraggio, che porta molte riflessioni ad ognuno sul proprio vissuto, stimolando a mettendoci sempre più il cuore nei gesti dei giorni a venire.
Oliver