Il DCVax-L supera la Fase 3: sarà il nuovo Standard di Cura per il Glioblastoma?

In questo periodo stiamo lavorando tenacemente allo sviluppo del sistema Glioblastoma Navigator ma la notizia merita una pubblicazione immediata! Finalmente una bella notizia! Dopo una lunga attesa è stato pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Oncology l’articolo che riporta i risultati della sperimentazione clinica di Fase 3 NCT00045968 relativa al vaccino DCVax®-L, sponsorizzata dalla Northwest Biotherapeutics e condotta dalla Dott.ssa : sia la sopravvivenza mediana che la sopravvivenza a lungo termine sono aumentate in modo significativo sia nei pazienti con glioblastoma di nuova diagnosi che in quelli ricorrenti.

Ne avevamo parlato nel corso della nostra recente videoconferenza con Ted Taylor e avevamo spiegato come funziona. Come Ted ci ha spiegato il DCVax®-L richiede che il paziente si sottoponga a Leucaferesi che è un processo di 2-3 ore nel quale dal sangue prelevato dal paziente grazie a delle centrifughe vengono estratte le cellule dendritiche. Di seguito è necessario disporre di 2-3 grammi del più recente campione del tumore del paziente congelato e conservato a -57°C (-70° F). Il tumore viene quindi decomposto nelle sue componenti fondamentali utilizzando degli enzimi e diventa lisato tumorale autologo che viene esposto alle cellule dendritiche che sviluppano anticorpi specifici per lo specifico tumore del paziente e imparano a riconoscerlo. Successivamente si concentrano le cellule dendritiche e si producono fiale che vengono conservate in azoto liquido. Infine, questo nuovo vaccino viene somministrato al paziente in dosi specifiche in uno specifico arco di tempo. Il vaccino viene iniettato nel muscolo del braccio del paziente e si fa strada verso il sistema linfatico. Una volta li le cellule dendritiche che hanno imparato a riconoscere il glioblastoma del paziente interagiscono con i linfociti T che si moltiplicano e attivano l’intero sistema immunitario per colpire il tumore. Ora che il sistema immunitario può riconoscere il tumore, lo può eliminare. In caso di ricorrenze, il processo può essere ripetuto per colpire la nuova versione del glioblastoma.

Ma veniamo ai risultati. L’obiettivo della ricerca era indagare se l’aggiunta del DCVax-L, chiamato anche murcidencel, allo standard di cura è in grado di prolungare la sopravvivenza dei pazienti con glioblastoma. Lo studio ha confrontato la sopravvivenza globale (OS) in pazienti con glioblastoma di nuova diagnosi (nGBM) e glioblastoma ricorrente (rGBM) trattati con DCVax-L più le cure standard (SOC) con i pazienti di controllo trattati con placebo e SOC. Lo studio multicentrico internazionale è stato condotto in 94 siti in 4 paesi da agosto 2007 a novembre 2015. L’analisi dei dati è stata condotta da ottobre 2020 a settembre 2021.

Nello studio sono stati arruolati in totale 331 pazienti, di cui 232 inseriti in modo casuale (random) nel gruppo DCVax-L e 99 nel gruppo placebo. L’OS mediana (mOS) per i 232 pazienti con nGBM che hanno ricevuto DCVax-L è stata di 19,3 (95% CI, 17,5-21,3) mesi dal trattamento (22,4 mesi dall’intervento) rispetto ai 16,5 (95% CI, 16,0-17,5) mesi dal trattamento nei pazienti di controllo (HR = 0,80; 98% CI, 0,00-0,94; P = ,002). La sopravvivenza a 48 mesi dal trattamento è stata del 15,7% rispetto ai 9,9% dei pazienti di controllo e a 60 mesi è stata del 13,0% rispetto a 5,7% del gruppo di controllo. Per 64 pazienti con rGBM trattati con DCVax-L, la mOS è stata di 13,2 (95% CI, 9,7-16,8) mesi dalla recidiva rispetto ai 7,8 (95% CI, 7,2-8,2) mesi tra i pazienti di controllo (HR, 0,58; 98% CI, 0,00 -0,76; P < .001). La sopravvivenza a 24 e 30 mesi dopo la recidiva è stata rispettivamente del 20,7% rispetto ai 9,6% e dell’11,1% rispetto al 5,1% del gruppo di controllo. Nei pazienti con nGBM con MGMT metilato (n = 90) che hanno utilizzato il murcidencel, la mOS è stata di 30,2 mesi dal trattamento (33 mesi dall’intervento chirurgico) rispetto a 21,3 mesi del gruppo di controllo (HR = 0,74, p = 0,027). Il trattamento è stato ben tollerato, con solo 5 eventi avversi gravi ritenuti potenzialmente correlati al vaccino.

In conclusione l’aggiunta di DCVax-L allo SOC ha determinato un’estensione della sopravvivenza clinicamente significativa e statisticamente significativa sia per i pazienti con nGBM che con i pazienti rGBM rispetto ai controlli al gruppo di controllo che ha ricevuto il solo SOC. In altre parole, questo trattamento prolunga la vita dei pazienti di anni, non mesi, con quasi nessun effetto collaterale e nulla vieta di combinarlo ad altri trattamenti aumentandone ulteriormente l’efficacia.

Purtroppo alla sperimentazione clinica hanno partecipato molti centri negli Stati Uniti, un centro in Canada, uno in Inghilterra e uno in Germania ma nessun centro Italiano. Ci auguriamo che questo trattamento innovativo diventi presto lo standard di cura e arrivi presto in Italia! Dobbiamo fare tutto il possibile perché questo avvenga! I pazienti con un glioblastoma non hanno molto tempo e hanno difficoltà a capire come mai una sperimentazione clinica che ha coinvolto centinaia di pazienti in decine di centri con risultati verificati e pubblicati debba essere ripetuta in Europa e in Italia prima di poter essere utilizzata nella pratica clinica!