Un antidepressivo comune dimostra di essere efficace contro il glioblastoma

21 Settembre 2024 11 di Roberto Pugliese (Admin)

Sapete che sono alla continua ricerca di notizie interessanti sul trattamento del glioblastoma. Questa notizia appena pubblicata mi sembra veramente interessante, sia per il risultato che per l’approccio utilizzato. I ricercatori dell’ETH di Zurigo hanno utilizzato una piattaforma di screening farmacologico da loro sviluppata per dimostrare che un antidepressivo già presente sul mercato, la vortioxetina, è in grado di uccidere le cellule tumorali del temuto glioblastoma, almeno in colture cellulari in laboratorio.

Il glioblastoma è un tipo di cancro al cervello particolarmente aggressivo e attualmente incurabile. Nonostante le opzioni terapeutiche come chirurgia, radioterapia e chemioterapia possano estendere l’aspettativa di vita dei pazienti, metà di essi muore entro dodici mesi dalla diagnosi. La ricerca di nuovi farmaci efficaci è complicata dalla barriera emato-encefalica, che impedisce a molti medicinali di raggiungere il cervello.

Nel corso di uno screening su larga scala, l’antidepressivo vortioxetina è emerso come uno degli agenti più efficaci contro le cellule di glioblastoma. Questo farmaco, già approvato da enti come la FDA negli Stati Uniti e Swissmedic in Svizzera, è noto per la sua capacità di attraversare la barriera emato-encefalica, rendendolo un candidato ideale per il trattamento dei tumori cerebrali.

Il team guidato dal professor Berend Snijder ha utilizzato la piattaforma “farmacoscopia” per testare simultaneamente centinaia di sostanze su cellule tumorali umane. Lo studio ha coinvolto principalmente sostanze neuroattive, tra cui antidepressivi, farmaci per il Parkinson e antipsicotici, testando complessivamente fino a 130 agenti su tessuti tumorali provenienti da 40 pazienti.

Attraverso tecniche di imaging e analisi computerizzata, i ricercatori hanno identificato la vortioxetina come particolarmente efficace nel colpire le cellule tumorali. Questo antidepressivo agisce attivando rapidamente una cascata di segnali importante per le cellule progenitrici neurali, ma che sopprime la divisione nelle cellule tumorali.

Successivamente, i ricercatori dell’Ospedale Universitario di Zurigo hanno testato la vortioxetina su cavie affette da glioblastoma, riscontrando una buona efficacia, soprattutto in combinazione con i trattamenti standard attuali.

Il gruppo di ricerca dell’ETH di Zurigo e dell’Ospedale Universitario di Zurigo sta ora pianificando due studi clinici. Uno prevede il trattamento dei pazienti con vortioxetina in aggiunta alla terapia standard (chirurgia, chemioterapia, radioterapia). Un’idea intelligente per capire se questo farmaco effetivamente affiancato alla terapia standard riesce a migliorarne l’efficacia e, di conseguenza, l’aspettativa di vita per i pazienti. L’altro offrirà ai pazienti una selezione personalizzata di farmaci, determinata utilizzando la piattaforma di farmacoscopia per ciascun individuo. Questo è un approccio innovativo perchè punta sulla personalizzazione.

Il professor Michael Weller, direttore del Dipartimento di Neurologia dell’Ospedale Universitario di Zurigo e coautore dello studio, ha dichiarato: “Il vantaggio della vortioxetina è che è sicura e molto conveniente. Poiché il farmaco è già approvato, non deve affrontare una procedura di approvazione complessa e potrebbe presto integrare la terapia standard per questo tumore cerebrale mortale”.

Nonostante le promettenti scoperte, gli esperti mettono in guardia contro l’uso autonomo della vortioxetina per il trattamento del glioblastoma. “Non sappiamo ancora se il farmaco funziona negli esseri umani e quale dose sia necessaria per combattere il tumore, motivo per cui sono necessari studi clinici. L’automedicazione sarebbe un rischio incalcolabile”, ha sottolineato Weller.

Anche il professor Snijder ha aggiunto: “Finora, l’efficacia è stata dimostrata solo in colture cellulari e nei topi”. Tuttavia, ritiene che lo studio rappresenti un risultato ideale: “Abbiamo iniziato con questo terribile tumore e trovato farmaci esistenti che lo combattono. Mostriamo come e perché funzionano e presto potremo testarli sui pazienti”.

Se la vortioxetina si dimostrerà efficace negli studi clinici, potrebbe essere la prima volta in decenni che un nuovo agente migliora il trattamento del glioblastoma. Questa scoperta offre una nuova speranza in un campo dove le opzioni terapeutiche sono limitate e sottolinea l’importanza della ricerca continua e dell’innovazione nel riutilizzo di farmaci esistenti.